Già in passato avevo parlato del ruolo fondamentale che riveste l’archiviazione di un’opera d’arte.
Spesso vengo contattato da possessori di opere d’arte del Novecento storicizzato, opere che tuttavia molte volte non sono archiviate e sono al contempo prive di documentazione – come pubblicazioni, etichette riferite all’esposizione in occasione di mostre, timbri di gallerie – perché magari sono state perdute nel corso del tempo.
Per quanto riguarda il processo di archiviazione, questo spesso può risultare molto articolato e complesso oppure piuttosto semplice, questo è a discrezione dell’ente o istituzione che si occupa della concessione di queste autenticazioni.
In alcuni casi è sufficiente inviare una fotografia dell’opera a cui segue una risposta dell’archivio che in maniera trasparente comunica all’interessato se l’opera è originale o meno. Nel caso l’opera venga ritenuta originale questa, una volta corrisposto un giusto compenso, viene ammessa al processo di archiviazione. Altrimenti non è necessario pagare nulla. Purtroppo, non sempre questo processo è così semplice e agevole.
Ci sono molti archivi nel cui iter di autenticazione è previsto il versamento anticipato da parte di chi sottopone l’opera di una cifra, spesso tutt’altro che irrisoria. Il rischio concreto, poi, sta nel fatto che l’opera, visionata solo a seguito del ricevimento del pagamento, non venga ritenuta autentica – anche se magari lo è – per una serie di ragioni spesso poco nitide. In questo caso l’opera ovviamente non viene archiviata e viene “marcata” con lo status di opera non originale.
Nello specifico, confrontarsi con le istituzioni che si occupano del processo di autentica delle opere di artisti di grande fama, per le quali esistono commissioni solitamente molto “difficili” è un’operazione molto rischiosa che ha un’alta probabilità di fallimento. Per questo è necessario valutare molto bene il da farsi ed essere pronti a rinunciare a impelagarsi nell’iter onde evitare la concreta evenienza di perdere i soldi versati trovandosi in una situazione maggiormente svantaggiosa rispetto a quella di partenza.
Le mie esperienze con l’archiviazione
Autori come Giorgio De Chirico, Renato Guttuso e Mario Schifano sono tra i più complicati per quanto riguarda il processo di archiviazione.
Ma le complessità sono evidenti con tutti gli autori storicizzati. Una mia esperienza piuttosto bizzarra di qualche anno fa riguarda l’iter di autentica che avevo intrapreso per un’opera di Mirò che sfortunatamente era privo di documentazione. Il titolare dell’archivio, nonché maggiore esperto di Mirò, con toni esasperati, mi disse che sarebbe venuto a prendersi il dipinto per distruggerlo. Questo suo comportamento tutt’altro che moderato dipese dal fatto che diversi archivi vogliono eliminare le opere che non ritengono essere originali provvedendo alla loro distruzione fisica. La fortuna ha voluto che quel dipinto (tra l’altro non di mia proprietà ma di un mio conoscente collezionista) fosse a Venezia e l’archivio a Parigi.
Ovviamente non tutti gli archivi sono così, per fortuna aggiungerei! Un ente che lavora molto bene è quello che si occupa dell’archiviazione del nostro scultore Augusto Murer, gestito dai due figli. Dopo aver inviato le immagini, l’archivio risponde a stretto giro. Se l’opera non viene ritenuta autentica non viene archiviata, ma non viene nemmeno distrutta. In questa prima fase non è necessario provvedere ad alcun versamento di denaro. Se l’archivio ritiene che l’opera sia originale, si deve intraprendere un viaggio fino a Falcade (bellissimo luogo tra l’altro dove c’è il Museo Murer) per fare visionare l’opera dal vero e, nel giro di 2 ore al massimo si torna a casa con il documento di avvenuta archiviazione con una spesa di circa 100 euro.