L’autonomia dell’artista al servizio dell’arte contemporanea

Vi ho parlato di come l’indipendenza e l’autonomia dell’artista dalla committenza e dalle sue richieste sia stata una componente che ha influenzato lo sviluppo del collezionismo.
Storicamente gli artisti, infatti, non potevano esercitare la loro indipendenza riguardo alle produzioni artistiche, tutto doveva essere svolto rispettando la volontà della committenza identificabile nella chiesa, nei sovrani, nei facoltosi signori e nella borghesia più benestante.

Poi, man, mano l’artista riesce a staccarsi dalla committenza e inizia a lavorare in maniera autonoma sviluppando i soggetti per lui più interessanti. Questa agognata, ma non sempre semplice, autonomia ha portato come risultato la nascita di movimenti e correnti artistiche diversissime tra loro, la creazione da parte degli artisti di opere uniche per soggetti, materiali, intenti. E così, mai, come nel corso del Novecento e di questi ventidue anni del nuovo millennio, sì è vista tanta eterogeneità nella produzione di opere d’arte.

L’arte non deve più sottostare a regole e questo le permette di assumere qualsiasi forma e significato. L’arte contemporanea, infatti, lo sappiano, non è sempre di facile comprensione e spesso sviluppa in noi molti quesiti a cui non sempre si riesce a dare risposta.
L’arte è comunque specchio del suo tempo, e quindi ritengo che l’arte che viene prodotta ai giorni nostri ben rispecchi la complessità e l’eterogeneità di questo periodo storico e di questa società.

Ovviamente è più semplice riuscire a capire e apprezzare le opere diciamo più tradizionali, però ritengo che un’opera abbia raggiunto il suo scopo quando riesce a generare delle emozioni nella persona che vi si interfaccia, riesce cioè a non lasciare indifferente lo spettatore dinnanzi a lei.

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