Oggi vi voglio presentare un grande pittore paesaggista siciliano vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo Francesco Lojacono. Lojacono, anzi, è considerato il più rilevante paesaggista dell’Ottocento siciliano.
Francesco è figlio d’arte ed è proprio il padre, anch’egli pittore, ad introdurlo alla pratica pittorica.
Appena diciottenne si trasferisce a Napoli dove ha modo di relazionarsi con altri pittori girovaghi ed entra nella scuola dei fratelli Palizzi.
Lojacono è però una figura dinamica e continua a spostarsi, entrando in contatto con altre realtà artistiche come quella dei Macchiaioli in attività a Firenze.
Nel 1860, poi, prese parte con il padre e il fratello alla Spedizione dei Mille, venne anche ferito e poi fatto prigioniero nel 1862.
Tutto alla fine volge al meglio tanto che il 1862 è anche l’anno del suo ritorno in terra natia.
Lojacono ha goduto di grande fama già quando era ancora in vita e il suo lavoro era conteso da galleristi così come da aristocratici e borghesi.
Cosa rendeva così speciali i suoi paesaggi?
Lojacono viene appellato come “Pittore del sole” o “Ladro del sole” per la finissima abilità nell’impiego della luce all’interno dei suoi paesaggi. I suoi dipinti, infatti, risplendono di luce. Gli effetti luminosi rendono i suoi paesaggi vividi e tersi e ci trasportano con viva immediatezza nelle soleggiate terre siciliane.
I quadri di Lojacono hanno la subitaneità tipica delle fotografie. Questo dipende dal fatto che, effettivamente, l’artista siciliano è stato uno dei primi a far uso del mezzo fotografico a supporto delle sue composizioni pittoriche.
L’equilibrio tra le composizioni di stampo fotografico e il sapiente impiego dei colori usati per raggiungere il massimo grado di intensità luministica fanno di Lojacono una pietra miliare del paesaggismo del suo tempo e non solo.