Enrico Paulucci è un pittore, protagonista dell’arte del XX secolo.
Nasce nel 1901 a Genova in un contesto altamente benestante, infatti il padre è il generale marchese Paolo Paulucci delle Roncole.
Ancora ragazzo si trasferisce a Torino con la famiglia, dove ha modo di seguire studi classici. Si iscrive anche all’università e ottiene la laurea in scienze economiche e in legge. Nonostante il suo percorso di studi piuttosto tradizionale e lontano dall’arte, già durante gli studi presso il liceo classico mostrò grande interesse per la pittura e durante gli studi universitari iniziò a partecipare ad alcune mostre organizzate a Torino, dove ebbe modo di esporre le sue prime opere mostrando l’influenza del movimento futurista.
Nella seconda metà degli anni Venti inizia a relazionarsi con gli artisti più preminenti attivi in area torinese, nello specifico Felice Casorati, grande esponente del Realismo magico.
A Torino incontra anche i grandi della storia e critica d’arte come Lionello Venturi e Edoardo Persico.
In quegli anni gli artisti sentivano anche un forte richiamo verso Parigi, città che già dal XIX era un punto di riferimento per le tendenze artistiche. Ed è così che anche Enrico Paulucci si reca nella Ville Lumière, dove prima di tutto conosce la pittura impressionista e il linguaggio della nuova d’arte d’avanguardia evidente nelle opere dei cubisti Pablo Picasso e George Braque e del fauve Matisse.
Il 1929 è un anno importante per Enrico Paulucci perché insieme a un gruppo di amici composto da Gigi Chessa, Carlo Levi, Nicola Galante, Francesco Menzio e Jessie Boswell, dà vita al Gruppo dei Sei di Torino.
I sei artisti si erano formati nel contesto della scuola privata di pittura di Felice Casorati e furono fortemente sostenuti dal critico d’arte Edoardo Persico e da Lionello Venturi, che auspicava in un recupero dei dettami dell’impressionismo.
L’impressionismo non fu l’unico punto di riferimento per gli artisti del gruppo, perché ognuno operò secondo la propria peculiare sensibilità e il proprio stile, avendo però bene a mente le esperienze dei macchiaioli, di Modigliani, del precursore dell’impressionismo, Manet, del fauvismo, di Paul Cézanne e di Pierre Bonnard.
Quello che sicuramente li accomunava era la predilezione per la pittura tonale, per la pittura antiaccademica, la semplicità della composizione, l’immediatezza e i soggetti vicini alla quotidianità. In piena antitesi, quindi, con l’arte ufficiale propugnata dal regime.
Il gruppo si sciolse nel 1931, e Enrico pittore del 900 portò avanti con Casorati una proficua collaborazione grazie alla fondazione dello studio Casorati-Paulucci impegnato nell’organizzazione di mostre d’Avanguardia, tra cui la prima mostra italiana di arte astratta.
Importante il ruolo di Enrico Paulucci anche nel sostegno dei giovani artisti poco conosciuti. Nel 1938, infatti, fonda e dirige il Centro delle Arti, un’istituzione impegnata nell’organizzazione di mostre dedicata proprio ad artisti esordienti a Torino.
Nel 1939, poi, gli fu assegnata la cattedra di pittura presso l’Accademia Albertina. Da sempre antiaccademico, anche il suo insegnamento riuscì a rispecchiare i propri ideali.
Dopo la guerra il suo stile registra alcuni cambiamenti, complice anche il trasferimento a Rapallo. In questo luogo, Enrico pittore del novecento dipinge molte marine riprendendo lo stile di Cézanne. La sua poetica pittorica evolve sempre più verso l’astrattismo, ispirandosi a un neocubismo di matrice astratta.
Negli anni Sessanta, poi, Enrico Paulucci si riconvertirà nuovamente alla pittura figurativa.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, ha partecipato alle più importanti esposizioni artistiche, prima fra tutte la Biennale di Venezia. Già dagli anni ’30, poi, il suo talento è stato riconosciuto anche all’estero. Infatti, le opere di Enrico Paulucci sono state esposte a Londra, Parigi, Praga e diversi altri centri di rilievo.
Enrico Paulucci muore nel 1999 a 98 anni a Torino.
Fonte immagine: Gazzetta di Salerno