L’arte va di moda?

Le tendenze nell’ambito della moda spesso sono cicliche. Non è raro che qualche indumento che andava di moda decenni fa torni “improvvisamente” di moda. Qualcosa che si pensava fosse di cattivo gusto e ormai superato può essere sapientemente ripescato e diventare un capo attraente e bramato dal grande pubblico.

Qualcosa di analogo non è inusuale che avvenga anche nel campo dell’arte e del collezionismo. La ripresa e reinterpretazione di tendenze del passato è un aspetto che si registra costantemente nel contesto della produzione artistica. I Romani riproducevano le statue greche, allo stesso modo i grandi artisti del Rinascimento guardano al periodo classico e ne recuperano i principi. Così nel corso dell’ Ottocento vi è un revival dell’arte gotica, questo solo per fare alcuni esempi. Anche nel corso del Novecento si hanno diverse esperienze che guardano alle grandi produzioni del passato come la Metafisica, il movimento Novecento e l’Anacronismo.

I gusti cambiano, si evolvono nel tempo seguendo quello che è il rapido e dinamico sviluppo della società, questo soprattutto per quanto riguarda il periodo a noi contemporaneo. Tuttavia, spesso si guarda indietro, anche con fare nostalgico, per vedere cosa di buono e valido è stato prodotto e ciò viene impiegato come punto di riferimento per creare qualcosa di nuovo, ma in qualche modo legato a un più o meno remoto passato.

Per quanto riguarda il collezionismo, la questione si complica ulteriormente. Vi ho parlato spesso delle dinamiche del mercato dell’arte. Non è raro che il valore che viene attribuito a un’opera non dipenda strettamente dal suo valore, diciamo, intrinseco. Ci sono molti fattori, e anche in questo contesto le tendenze e le mode del momento non sono un aspetto da sottovalutare, così come la naturale evoluzione del gusto delle persone. Può succedere che un’opera, a distanza di 10-20 anni, o anche meno, venga quotata in maniera totalmente diversa. E una delle componenti che fa variare questo valore sono, per l’appunto, anche le tendenze maggiormente spinte dal mercato e dal gusto del pubblico.

Questo dinamismo, questi cambiamenti, a mio avviso, non devono spaventare ed essere visti in maniera negativa, ma al contrario sono sintomo di vitalità e di una società sì mutevole, ma in costante evoluzione.

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