Saverio Rampin nasce a Stra il 14 dicembre del 1930.
Viene ritenuto uno dei grandi e valevoli esponenti dello Spazialismo, anche se fatto non ha mai firmato ufficialmente il manifesto.
Per quanto riguarda la sua vita, è importante dire che nel 1941 lo troviamo già a Venezia, dove si trasferisce con la famiglia. Il richiamo verso l’arte e la pittura è forte, infatti inizia a dipingere all’età di quindici anni.
Per assecondare la sua vena artistica e seguire quella che è la sua vocazione, nel 1948 decide di iscriversi all’accademia di Belle arti di Venezia, seguendo l’esempio di una schiera di importanti artisti che lo hanno preceduto nel corso dei decenni. All’accademia segue la Scuola Libera del Nudo. È sempre il 1948 quando Rampin ha la fortuna, o meglio dire, il merito di esporre alla prima mostra collettiva della Bevilacqua La Masa, da sempre impegnata nel supporto dei giovani talenti.
Non bisogna aspettare molto. Il talento di Saverio Rampin si fa notare e l’artista ottiene la sua consacrazione ufficiale, ricevendo l’invito tanto agognato, quello atteso da tanti artisti, alla Biennale di Venezia.
La Biennale di Venezia, si sa, è una tappa che può cambiare la carriera di qualsiasi artista, oggi come all’epoca. Ed è così che grazie, anche, a questa partecipazione, l’anno successivo le opere di Rampin vengono esposte in una mostra personale che si tenne alla Galleria Sandri di Venezia.
Nel corso degli anni Cinquanta poi riceve diversi riconoscimenti che vanno a confermare definitivamente il peso artistico del giovane Saverio Rampin.
Com’è la pittura di questo Spazialista?
I quadri che realizza negli anni Cinquanta sono un tripudio di colori accesi stesi in maniera materica e gestuale. Dalla fine degli anni Cinquanta, poi, entrerà in gioco anche la sfera emotiva e le sue composizioni si struttureranno in maniera più geometrica e pacata.
Nel corso della sua carriera si registrano, quindi, delle evoluzioni di stile, com’è naturale che sia, tuttavia alcuni capisaldi della sua poetica pittorica rimangono immutati: la ricerca compositiva e lo studio della luce. Questi elementi, in sinergia, danno forma a opere d’arte di sicuro effetto. Inizialmente, quindi, siamo di fronte a un energico espressionismo che va ad evolversi in un lavoro sulla luce fortemente intenso, intimista in cui impiega colori chiarissimi, quasi traslucidi. Nell’ultimo periodo di attività dell’artista, Rampin recupera nuovamente le inclinazioni di inizio carriera andando ad indagare la geometria e il colore. Questo è il periodo in cui c’è spazio anche per l’uso massiccio del nero che viene tuttavia sdrammatizzato da vibranti ed energiche barre di colore.
Saverio Rampin muore a Venezia nel gennaio del 1992.