Ubaldo Oppi nasce a Bologna nel 1889. Nasce in una famiglia di ceto medio, il padre era un commerciante e sperava che anche il figlio seguisse le sue orme.
Tuttavia Ubaldo fin da ragazzino dimostra un grande interesse per l’arte e per la sua pratica. Ed è così che nel 1907 si iscrive alla rinomata Scuola del nudo viennese di Gustav Klimt.
In quegli anni Ubaldo Oppi studia pittura e si scopre molto attivato da quella paesaggistica. Negli stessi anni ne approfitta, allo stesso modo, per viaggiare. Visita così la Germania, l’Ungheria, la Russia, la Romania e la Repubblica Ceca.
Quando torna in Italia, nel 1910, sceglie Venezia come città in cui stabilirsi. Venezia è in fermento dal punto di vista artistico e culturale, ed è così che Ubaldo Oppi prende parte alla V esposizione d’arti e industrie veneziane organizzata dalla galleria di Ca’ Pesaro.
A Venezia, tuttavia, non si ferma a lungo. L’anno successivo è già alla volta di Parigi dove entra in contatto con artisti come Gino Severini e Amedeo Modigliani.
Dal 1912 Ubaldo Oppi realizza dipinti in cui raffigura nudi inseriti in paesaggi e boschi, andando a sottolineare l’importanza del rapporto tra uomo e natura.
Tra il 1913 e 1914 inizia a interessarsi anche al mondo dei poveri reietti, riuscendo a realizzare dipinti da cui traspare un senso di oppressione e rassegnazione al destino poco fortunato. Questo è il periodo in cui le opere di Oppi iniziano a velarsi di un’allure sospesa e surreale.
L’attività artistica e le proficue relazioni di Oppi vengono interrotte bruscamente dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Ubaldo Oppi partecipa in prima linea al conflitto, arruolandosi nel corpo degli Alpini e vivendo anche un periodo di prigionia presso Mauthausen. Anche durante il conflitto continua a realizzare molti disegni e acquarelli andando a testimoniare la condizione vita piena di stenti che ha contraddistinto quegli anni drammatici.
Al temine del conflitto, Ubaldo Oppi si ristabilisce a Parigi dove resta per tre anni e si sposa con “Dehly”, sua musa e modella in diverse opere.
Questo è il periodo in cui Oppi si allontana definitamente da quelle che erano state le influenze derivanti dal suo periodo di formazione mitteleuropea.
Nel 1922 torna in Italia e si stabilisce a Milano. Proprio nel 1922 viene fondato da Oppi con un gruppo di artisti Novecento raccolto intorno a Margherita Sarfatti. Il sentimento comune di questi artisti, tutti provenienti da correnti differenti, era quello del “ritorno all’ordine” dell’arte a seguito delle sperimentazioni avanguardistiche del primo Novecento, come il Futurismo e il Cubismo.
Lo stile di Oppi, che oggi viene ritenuto come uno dei grandi del Realismo Magico, è permeato da toni malinconici e nostalgici. È unartista che recupera la classicità, ma allo stesso tempo né fa un’astrazione di stampo simbolico.
Spesso ritrae figure femminili, in primis la moglie, cercando un’oggettività e un verismo che vengono affievoliti dalla componente surreale e sospesa.
Tra il 1926 e il 1932, Oppi è una presenza fissa alla Biennale di Venezia.
Sul finire degli anni Venti, Oppi si dedica anche a opere dal soggetto religioso, rappresentati sempre recuperando la classicità e impiegando linee morbide e sinuose. Questo è il periodo della crisi mistica di Oppi, momento in cui decide di ritirarsi a Vicenza, dove muore nel 1942.