Fin da piccolo, Boccioni ha vissuto in molte città italiane ma è a Roma che comincia il suo apprendistato come disegnatore-cartellonista e si iscrive sia alla scuola di disegno pittorico che a quella di nudo libero. Boccioni si avvicina alle sinuose linee secessioniste grazie alla vicinanza con Cambellotti e Prini.
Dopo un lungo periodo tra Roma e Padova e dopo qualche delusione artistica, Umberto Boccioni decide di ricominciare a viaggiare, prima a Parigi, che sigla la sua rinascita artistica, poi in Russia dalla quale torna con una grave malattia respiratoria.
Il successivo trasferimento a Venezia e l’incontro con la pittura di Previati, fanno sì che Boccioni s’interroghi su una nuova arte che rappresenti la modernità, oscillando tra idealismo e positivismo.
A Milano entrerà in contatto con Marinetti, firmando vari manifesti futuristi. Boccioni è esaltato: accusa di staticità il cubismo di Picasso, mentre propugna il principio della simultaneità, della compenetrazione e delle linee forza che applica alle sue opere.
Il curioso scontro con i cubisti si infiamma, così come una nuova crisi di Boccioni avanza dopo essere stato accusato di troppa autoreferenzialità e di manie di protagonismo. Ormai le manifestazioni interventiste dilagano e il clima culturale è dilaniato. Boccioni si arruola e nel 1916, mentre era d’stanza a Chievo, muore in seguito ad una caduta da cavallo.